My Friend

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Antonio Riciniello
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Mentre provo a mettere insieme le parole giuste e più adatte
ad aprire questo libro, continuo a ripetermi nel profondo del cuore
quale motivo di orgoglio e gratificazione sia per me scrivere la
Prefazione a questa nuova opera del nostro Antonio Riciniello, a
questo racconto cosi bello, dai colori forti e insieme dai toni lirici
e delicati, ma anche davvero nuovo e attuale.
Quando l’autore mi ha comunicato con l’usuale semplicità e
simpatia il desiderio che fossi io a introdurre il suo testo, la prima
sensazione che ho provato fu di sincero timore, di non essere dav-
vero in grado di svolgere questo compito (che prima di me è stato
di Antonio Cesarale per primo, e per ultimo in ordine di tempo di
Pasquale Corbo!). Quella di Antonio, un ’opera che, attraverso la
storia e la vita di più generazioni gaetane, ripercorre l ’esperienza
sociale e culturale di un’intera città dai momenti più bui della
guerra a quelli più vivi e forse strani, del mondo di oggi; il mio,
un viaggio di studio e ricerca solo iniziato che condivide con An-
tonio l ’amore per le nostre origini e radici, ma che dovrà impie-
gare ancora anni e tanti sforzi prima di arrivare a poter guardare
la sua esperienza con meno umiltà e reverenza.
Ma fu altrettanto forte e profondo il ricordo della dolcezza ed
insieme dell ’insegnamento che trassi, ancora ragazzina, dalla let-
tura del suo "Il carrubo di Ottaiano", quando in seconda media
la profssa Elisa Simeone, donna di bravura e rara acutezza intel-
lettuale (che ancora ringrazio perché da lei ho avuto in dono il
primo amore per la letteratura e le scienze umanistiche), scelse
per l ’ora di "Narrativa ” la lettura in classe di questa opera. Quel
ricordo mi spinse con entusiasmo a gettarmi nell ’impresa e nella
lettura del primo manoscritto di "My friend ", che subito mi con-
quistò rendendo tutto più facile e più bello.
“La vita dell’uomo è un mosaico di eventi che s’incatenano
e si allacciano; riflettendo sul passato con nostalgia, vengono a
galla, dall ’intimo dell’animo, esperienze felici, come pure eventi
crudeli e tristi  Questa bella espressione che il gaetano Joseph
Figurito, professore emerito di Lingue romanze presso il Boston
College (e ricordato dall ’autore anche in questo scritto ), com-
pose per iniziare la Prefazione alla raccolta di Riciniello, Bri-
ciole (1995), riassume in maniera perfetta la grandezza
dell ’opera di questo ormai collaudato scrittore nostrano: la sua
naturale e quasi connaturata semplicità nel ricordare, nel rac-
contare la memoria.
Per il genere umano la memoria rappresenta il tesoro più
grande, la fonte più preziosa di insegnamenti ed esperienze, che —
ed è questa la straordinarietà della faccenda! - riesce, attraverso
l ’analisi e la rielaborazione del passato, a creare strade nuove e
sostegni robusti per la costruzione del futuro. Per questo motivo,
nel mondo antico, e a dire il vero anche in molte popolazioni ar-
caiche che sussistono ancora oggi, il potere della decisione è
spesso affidato ai "meno giovani”, al "Consiglio degli Anziani ”
ad esempio, che in Grecia rappresenta per lungo tempo l’organo
preposto e guidare il destino della città.
È questa la prima riflessione che la lettura delle belle pagine
di questo testo mi ha suggerito.· un racconto che fonde storia e let-
teratura, che rinuncia decisamente alla carica di finzione propria
del genere per fare spazio al potere dei ricordi, della memoria sto-
rica, sociale e culturale.
"My friend " riesce così a divenire dono prezioso per tutti, e
straordinariamente ad accomunare negli stessi sentimenti gene-
razioni diverse: sia quelle in cerca di sostegni sicuri al ricordo del
proprio passato, per non dimenticarlo; sia quelle intente a sco-
prire il proprio futuro, per riuscire a comprenderlo, e a conqui-
starlo. Tutto questo grazie alla capacità di coltivare non la
memoria che segue la nostalgia vuota e sterile del passato, ma
quella pungente che lo indaga e lo interroga per trarne un van-
taggio, per ottenere una risposta, un varco o una maglia rotta
nella rete, tanto da fare dell’autore uno straordinario “testimone
del tempo, un ricercatore di memoria" (Antonio Cesarale).
Ma "My friend  non è solo questo. È si un "romanzo vero",
definizione che volutamente cito richiamando Zola e compagni, i
padri del Naturalismo francese e quindi del romanzo moderno,
che amavano definire così le proprie opere non più ispirate all ’ir-
razionale ideale romantico ma alla società e la realtà in cui vive-
vano; ma è anche un racconto che ugualmente non manca dei toni
più intimi, più lirici, creati proprio attraverso la rievocazione di
luoghi e personaggi dell ’infanzia e della giovinezza dell ’autore,
verso i quali la dolcezza del ricordo lascia trasparire assai deli-
catamente un affetto e una partecipazione che colpiscono in modo
schietto e diretto il lettore.
Colpiscono ed accomunano, come già detto, per primi tutti
noi gaetani, che nella rievocazione di un vicolo di Lungomare
Caboto, dell ’atmosfera calda e assolata dell’estate di Serapo o
ancora di qualche buffo e per alcuni incomprensibile modo di
dire, assaporiamo quella strana sensazione di amore e odio, di
bisogno di fuga e di necessità di ritorno, che ci lega inestrica—
bilmente alla nostra terra.
Ma, più in generale, questo libro rende partecipi tutti i suoi
lettori delle sensazioni più intime che appartengono a ciascun
essere umano, ad esempio nel ricordo degli insegnamenti di un
uomo o di un genitore, magari snocciolati come proverbi per ca-
ricarli del potere di una saggezza lontana e arcana, o di quel sa-
pore di amaro che ci lascia in bocca chiederci chissà dove sono
finiti i compagni di giochi o di scuola, i protagonisti delle età
piu giovani.
E su questo sfondo cosi ben delineato, su questo orizzonte
mitico e insieme realistico, si staglia la figura del protagonista,
di questo Ulisse del Novecento, anzi del Duemila, che con il suo
"multiforme ingegno ”, proprio come canta Omero, costruisce il
proprio futuro sul viaggio o la conoscenza di mondi lontani, sul
desiderio di realizzare di se stessi qualcosa di importante. Così
come lo è stato per molti, l ’America rappresenta la patria della
“chance  della possibilità, dell ’impossibile che improvvisa-
mente diventa possibile, al di là dell ’oceano e al di là della spe-
ranza, così come oggi, perfino le aspre coste della nostra Italia
divengono la salvezza per tanti migranti, in fuga dal loro niente
e dalla guerra.
E proprio in una società e in un momento storico in cui lo
straniero è percepito con sempre maggiore diffidenza, e diventa
quasi nemico per antonomasia, "My friend " costituisce un inno
all ’amicizia, alla solidità dei legami, alla forza dei buoni senti-
menti che legano generazioni, popoli e vite diverse, lontane nel
tempo e nello spazio.
Il simbolo di tutto questo, la realizzazione materiale dell ’in-
treccio delle storie che questo scritto racconta, è costituito da
Villa Palladium, la costruzione faraonica che il nostro Ulisse
gaetano edifìca a conclusione e suggello del proprio viaggio nel
mondo, mentre l’avercelo raccontato in modo così semplice e
così profondo, come è nello stile dell ’autore, disegna sulla strada
delle opere di Antonio Riciniello una tappa nuova e di rinnovata
bellezza. Tappa di un viaggio letterario partito dalle colline in-
torno a Gaeta su cui la guerra ha lasciato ricordi teneri e terri-
bili, proseguito lungo briciole di vita vissuta e storie di rinascita
e ricostruzione di più generazioni, approdato in porti lontani da
Gaeta e oltre l ’orizzonte, e giunto ora alla descrizione di una
storia insieme individuale e corale, quella di una città che si
guarda allo specchio, con i suoi ricordi e le sue storie buffe e
uniche, i successi più e meno conosciuti dei suoi figli. A tutto
questo intrecciarsi di storie e sentimenti, le parole scelte dal-
l ’autore danno una voce forte e delicata allo stesso tempo, unica
nella scelta della loro concatenazione.
Il Sindaco Corbo, nella Prefazione al precedente lavoro di An-
tonio, Racconti del mare (2005), ha rivolto a tutti, ma soprattutto
alle giovani generazioni, l ’invito a sentire come profondamente
"nostre ” queste opere di memoria e insieme di amore per la vita,
perché “tuffarsi in storie vere" aiuta a ritrovare il bandolo della
matassa, a recuperare il meglio di se stessi ".
A noi il compito - grazie ad Antonio - di seguire il consiglio.
 
 
SABINA MITRANO
 

 

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