Codice Diplomatico Gaetano - volume IX

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Salvatore Riciniello
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Il Codex Diplomaticus Cajetanus(CDC) è una raccolta in quattro volumi di 648 documenti concernenti la città di Gaeta e il territorio su di essa gravitante, lungo un arco di tempo che va dall°830,anno del primo documento, al 1399,anno dell’ultimo. Tutti i quattro volumi sono stati pubblicati dal Monastero di Montecassino, dove l’intera raccolta ha preso corpo e visto la luce, come risultato di una tradizione secolare di studi sulla storia di Gaeta e del suo ducato: i primi due rispettivamente nel 1887 e 1891 e poi in anastatica nel 1969, il terzo e quarto rispettivamente nel 1958 e nel 1960. Nella loro stragrande maggioranza, i documenti del CDC sono atti notarili: di vendita, donazione, concessione, scambio o divisione di beni; oppure testamenti, sentenze, giudizi; oppure lettere di papi o diplomi di potenti, e altro ancora. Essi, come la maggior parte dei documenti del medioevo occidentale, sono redatti in latino: non più quello classico, ma un latino ormai fortemente imbevuto dei fenomeni fonetici, morfologici e sintattici del linguaggio popolare; in pratica quel latino volgare, spesso impenetrabile, che è insieme sia l'avvio lento ma irreversibile del processo di trasformazione dell’idioma di Cicerone e Cesare nel volgare italiano e quindi nella lingua nazionale, sia la forma, per così dire, purificata, della parlata dialettale. In quanto atti notarili di rilevanza giuridica, i documenti del CDC sono regolati dalle norme giuridiche del diritto romano e longobardo, e quindi anche delle Costituzioni di Federico II, che presiedevano ai negozi stipulati. E' formidabile il valore storico del CDC, per il contributo fondamentale da esso reso alla conoscenza della storia gaetana. Il CDC documenta la dignità di ducato, di un ducato esteso da Fondi al Garigliano e dai confini di Aquino e Pontecorvo alle Isole Ponziane, raggiunta da Gaeta nel X secolo; il succedersi dei suoi governanti e dei vescovi che ne presiedettero la diocesi; l affermarsi e il declino del la dinastia ducale indigena dei Docibile, e il subentro a essa di governanti “stranieri'° (longobardi, normanni, svevi, angioini...); il sistema sociale a base fondiaria prima e mercantile poi, in cui la città venne organizzandosi; il ceto dei °°nobiliores homines°° che prese a esercitare un crescente controllo sul potere ducale, trasferendone una parte ai cittadini e avviando così, nel XII secolo, la trasformazione del sistema politico da monocrazia a °°res publica"; vi sono testimoniati il tipo e la natura delle monete circolanti, compresa quella che la città per un lungo periodo coniò autonomamente, il “follaro°°; in molte località citate nelle sue carte, il lettore che vive nel territorio dell’antico ducato riconoscerà luoghi tuttora esistenti con lo stesso nome o di poco variato; vi è presente un’amplissima galleria dei cognomi/soprannomi delle persone che in quel territorio vissero mille anni orsono; risulterà sorprendente constatare l'esistenza di numerose chiese e monasteri sull’area alquanto ristretta e angusta della rocca gaetana; molte carte infine, sono un’eloquentissima testimonianza di vita vissuta e di costume. Legittimamente definibili come una delle più ricche collane di documenti riferentisi a una città e alla signoria di essa, le carte del CDC rappresentano la fonte stessa della sua storia più qualificante. Per questo, affrontarne e divulgarne attraverso i volumi del Codice Diplomatico Gaetano (CDG) una sperabilmente accettabile traduzione dal loro impervio latino medievale, è sembrato fatica non inutile né priva di interesse, ferma rimanendo la convinzione che conoscere le proprie radici storiche e civiche costituisca per il cittadino una condizione formidabile per amare la propria città e concorrere a disegnarne l’avvenire. Salvatore e Riciniello è un chimico di Gaeta, ora in pensione, che ha svolto la sua attività lavorativa in fabbrica. Fortemente persuaso che il valore fondamentale del Codex Diplomaticus Cajetanus come fonte imprescindibile per la conoscenza della storia medievale di Gaeta e del territorio del suo ducato bizantino, noto agli studiosi e agli “addetti ai lavori” ma ignoto ai più, non poteva rimanere imprigionato dentro le pagine della raccolta senza alcuna prospettiva di divulgazione dei contenuti di esse soprattutto ai suoi concittadini; e serbando tuttora una qualche accettabile conoscenza delle lingue classiche del liceo, nel 1977 ha intrapreso la traduzione sistematica dal loro latino d’origine, e quindi la pubblicazione, dei documenti di quella raccolta. Manca ormai poco al completamento.

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